Mi ha ceduto per 20 euro.
Mi chiamo Sara, ho 55 anni e sono una imprenditrice. Sono sposata e tradisco mio marito regolarmente, anche se, a volte, è lui stesso che mi fa scopare dai suoi amici o da dei stalloni che lui mi procura. Ama molto vedermi alle prese con altri cazzi. Io, però, amo molto anche cornificalo a sua insaputa, perché questa cosa mi eccita di più. Ma ciò che però mi sconvolge è la relazione che ho con mio padre. Lui è il mio padrone in assoluto. Lo amo e desidero sempre esser sua: mi lascio fare di tutto da lui. Gli ho anche permesso di ingravidarmi ed ho messo al mondo due gemelli, un maschio ed una femmina. Forse vi sembrerà stano, ma sono anche sposata in segreto con lui. questo per precisare il profondo legame che c’è fra noi due; perfino con mia madre non si sente cosi legato. In un precedente racconto, dal titolo "Una settimana di vacanza con sole, mare e... tanti cazzi", ho raccontato un momento di libertà che mi son presa da lui, mentre era ricoverato in clinica. Al rientro da quella vacanza e relativa ripresa del lavoro, lui mi ha subito convocato in ufficio. Alle sette ero in ufficio con Stefano mio padre. Ci siamo coccolati. Poi lui ha iniziato a toccarmi, riducendomi subito in un lago. Gliel'ho tirato fuori da pantaloni, aveva il cazzo duro come una volta. Senza tante menate, gliel'ho ammirato, stando in ginocchio, e leccato a lungo, per poi cavalcarlo. Abbiamo goduto come due ragazzini. Poi mi ha detto che gli piacerebbe vedermi, una sera, scopare e, se mi va, organizzerebbe un incontro nella nostra casetta, un luogo segreto dove io e lui andiamo a scopare in santa pace. È la nostra alcova, il luogo in cui lui mi fa provare tante esperienze, sempre diverse. Ci siamo organizzati, siamo partiti alle 19:00. Siamo andati in un ristorante a mangiare io e lui; abbiamo chiacchierato amabilmente. Dopo cena, siamo andati alla casetta, ci siamo coccolati e scopato bene per un po’. Poi mi ha chiesto se mi andava farmi vedere da lui mentre godevo con altri maschi.
«Per vederti di nuovo sorridere, sono disposta a far tutto ciò che vuoi.»
Lui ha sorriso e, mentre ci stavamo godendo una pausa, ha inviato alcuni messaggi; siamo rimasti ancora un po’ a divagarci, anche perché lui si era fatto una puntura di viagra ed aveva un cazzo mastodontico. Un dettaglio che non ho specificato è che lui ha una verga non umana: un cazzo di 28 cm di lunghezza e 12 di circonferenza! Non è umano! È un cavallo! È per questo che, alla sua età 65 anni, per farlo diventar duro, si fa delle iniezioni di viagra e questo lo trasforma in un mostro! Dopo un po’, sono arrivati due maschi sui trent’anni, già conosciuti e frequentati varie volte insieme a lui. Sono due camionisti, nostri clienti, molto devoti e complici con lui. Io indossavo una vestaglietta e basta, lui si era rimesso i pantaloni. Dopo aver chiacchierato e bevuto un po’ di vino, servito da lui, io ero fra loro due sul divano. Hanno iniziato a mettermi le mani addosso, dappertutto e, ovviamente anch’io mi son messa a giocare con loro. Entrambi avevano due bei cazzi; li ho masturbati e succhiati a lungo con molto piacere, sempre sotto lo sguardo ammirato di mio padre. Dopo mi hanno scopata davanti a lui, sul divano, in piedi, sulla tavola, per venti minuti. Poi però ha voluto partecipare anche lui e, per questo, avevo i tre buchi sempre pieni, con i due che hanno sborrato tre volte nell’arco di due ore. Stefano, mio padre, alla fine, mi ha riempito la faccia con il suo secchio di sborra: è un cavallo anche in questo! Fin qui tutto nella norma. Son andata a pulirmi e, di nuovo, mi son seduta sul divano e, alla fine, lui mi ha preso per mano. Era felice, io un po’ sconvolta, ma i suoi occhi brillavano. Mi ha ringraziato. Io gli ho lasciato fare tutto quello che voleva. Dopo la prima scopata con i due tipi, lui, ancora seduto, mi ha detto di eccitarli e farglielo tornare duro ad entrambi. Era una cosa per niente difficile per me amante del cazzo e i due veri tori da monta. Allora lui si è messo ad impartire ordini e, ad un certo punto, ha ordinato loro di prendermi in doppia. Non hanno perso tempo; io mi son girata verso di lui e, sorridendo, ho un po’ ironizzato.
«Grazie, papà, per avermi dato il permesso di dare il culo ad altri!»
Lui mi ha guadare con occhi duri ed ha dato nuovi ordini ai due.
«Sta zitta, troia! Inculatela assieme! Una bella doppia nel culo e, quando state per venire, ditemelo!»
Io ci ho scherzato ancora un po', senza rendermi conto che adesso in lui si era liberata una certa forma di sadismo. I due stalloni mi hanno scopato il culo in doppia, bene ed a lungo, facendomi anche godere molto; sono così troia che, a prenderlo nel culo mi fa impazzire, se poi è in doppia, ancor più! Essi, dopo avermi sbudellato alla grande, erano pronti a godere. Lui si è messo dietro di me, che ero in ginocchio per terra, ha afferrato la mia testa ed ha fatto in modo da farmi avere i due cazzi davanti alla faccia.
«Adesso riempitela assieme, questa troia!»
Mi reggeva la testa e mi obbligava a tenere la bocca aperta, dandomi della troia. Io sentivo il clitoride che fremeva e godevo come una matta. Non sentivo neanche male all’ano, per quanto quel gioco mi stava travolgendo. Una delle cose che mi ha fatto sballare di brutto, è stato il pensiero che stavo mettendo le corna a mio marito con mio padre e subire le porcate di lui, durante quelle che lui definisce “riunioni di lavoro”. Ho goduto come un'autentica maiala. A quel punto, i due si son rivestiti e lui ha fatto una cosa che mi ha davvero sconvolto: mentre ero distrutta, sfatta e piena di sperma, ha tirato fuori il portafogli e li ha pagati!
«Ecco qui, venti euro a testa. È una sgualdrina così sfasciata e sfondata, quindi è troppo facile farla sbrodolare e non meritate di più. Non avete dovuto faticare molto per farla godere!»
Li ha pagati facendomi vedere bene i venti euro. Loro se ne sono andati e lui mi ha detto di rivestirmi, che ce ne saremmo andati. Ero sconvolta. Distrutta e psicologicamente sconvolta. Mi aveva ceduto a quelli per venti sporchi euro? Peggio di una puttana da strada, magari nera! Non ho avuto la forza di replicare.
La mattina dopo, al lavoro, alle sette e mezza, lui si è comportato come se niente fosse. Io camminavo a gambe larghe e non potevo sedermi, se non su un fianco per quanto mi doleva il culo, ma lui, pur vedendomi così, non ha mai accennato a nulla. La cosa è andata avanti così e mi ha fatto girare le palle questa sua assoluta indifferenza, come se non fosse successo nulla! Alla pausa caffè delle dieci con lui e mia madre, lei mi ha chiesto perché mi sedevo su un fianco ed io le ho risposto che avevo male alle emorroidi. Lui ha avuto un piccolo sorriso ironico, da sadico. Poi quando lei è andata via, lui mi ha preso per mano, mi ha baciato e messa sul tavolo a pecora; voleva incularmi.
«No! Ti prego, nel culo no! Mi fa ancora male!»
Lui non mi ha nemmeno ascoltata. Mi ha sfondato con il suo mostruoso cazzone e io ho goduto come una vacca! All’inizio, piangevo e urlavo, poi ho iniziato a godere e volevo che non smettesse più. Alla fine ha goduto e mi ha fatto ripulire il suo cazzo.
«Puliscimi il cazzo! Credo che ti organizzerò un po’ di sedute per tenerti in allenamento, così non frigni più, troietta!»
L’ho guardato e gli ho chiesto perché mi aveva fatto scopare da quei due maschi per poi pagarli. La sua risposta mi ha fatto capire che ero davvero nei guai!
«Bisogna pagare chi scopa una sgualdrina come te; ormai non vali più niente! Giusto venti euro, come una nera da strada!»
Quella risposta mi ha lasciato basita; siam tornati al lavoro, come se non fosse mai successo nulla fra di noi. Era chiaro che era adirato, anzi, incazzato e non capivo il motivo. Ma ho avuto poco tempo per riflettere. Il giorno dopo, alle 7:30, lo tenevo già piantato nel culo, mentre mi parlava di contratti da fare in giornata. In realtà ero io a pensare che mi fottesse. Lui ha sfoderato il suo cazzo e me lo ha messo nel culo.
Io mi son aggrappata alla tastiera del Pc e, quasi, la spaccavo. Avevo le lacrime agli occhi e poi ho preso a godere come una vacca, dicendogli: "Continua, maiale!" Mi dava colpi veloci, alternati ad altri che mi alzavano da terra. Mi ha scopato così, credo, per circa un quarto d’ora. Poi, dopo averlo tirato fuori, è andato al lavandino, mi ha chiamato e mi ha fatto pulire con l’acqua il suo membro durissimo; poi mi ha fatto sedere e mi ha scopato la gola. Appena mia ha riempito la faccia di crema, gli ho chiesto il motivo per cui mi aveva trovato due maschi e poi li aveva pagati per scoparmi. Lui mi ha fissato per un attimo e la sua risposta mi ha gelato il sangue.
«Ti sei divertita, mentre ero in ospedale e ti sei scopata mezzo mondo, senza il mio permesso. Con quel gesto, ho voluto farti capire che tu sei mia ed io solo posso darti a chi voglio e posso anche pagare per farti scopare, ma questa è stata solo la prima serie di punizioni cui ti sottoporrò a partire dai prossimi giorni, affinché tu capisca che non puoi farti i cazzi che vuoi tu, senza il mio permesso!»
Non ha aggiunto altro. Mi ha lasciato a terra con la faccia piena di sborra ed il cuore in tumulto. Adesso aspetto il resto e son ben sicura che non sarà una passeggiata! Sono sua e lui è tremendamente geloso, anche se poi, per puro divertimento, mi vende a chi vuole! Mi bagno al solo immaginare quali prove molto perverse ha in mente per me.
La mattina dopo, appena alzata, ho messo del ghiaccio nel bidet e ci sono rimasta per circa mezz’ora. Si consideri che io patisco molto il freddo e quella mia seduta nell'acqua ghiacciata l'ho accolta come fosse calda. Avevo gli orifizi in fiamme, da quanto me li avevano abusati. Dopo un po’ che ero lì, mi son sfiorata per lavarmi e mi son resa conto di avere i buchetti aperti, quasi avessi inserito un dilatatore. Ho passato due giorni, durante i quali ho inventato dei problemi con mio marito per non scopare con lui; dovevo riprendermi perché sapevo che non era finita. La sera del venerdì, mi ha portato di nuovo alla casetta ed abbiamo fatto una bella scopata solo noi due. Ero felice perché pensavo che tutto si fosse appianato, ma lui, dopo aver goduto, mi ha dato un ordine secco e preciso.
«Siediti sul divano, troia! Adesso ti prendi la seconda lezione!»
Dopo un po’ sono arrivati tre tipi giovani, sui trent'anni, abbastanza rozzi: forse dei contadini, tra l'altro anche sporchi. Lui li ha salutati all’entrata e uno ha chiesto subito dove fosse la puttana. Da quel momento mi hanno trattato come una puttana, anche perché lui ha preteso che mi pagassero prima, proprio come si fa con le puttane: venticinque euro a testa! Loro avrebbero voluto darmene cinquanta, ma lui non ha voluto.
«Non vale tanto questa sgualdrina! È una puttana sfondata di poco valore, ma che vi deve far divertire molto!»
Nelle prime due ore, mi hanno fatto di tutto e di più. Dopo una doppia nel culo, in cui ho goduto tanto, ad un tratto papà ha preso due cuscini e me li ha fatti mettere sotto al culo, per terra sul tappeto.
«Ma io voglio il letto...»
La sua risposta è stata categorica!
«Le sgualdrine come te non meritano un letto!»
Cosi sistemata, mi chiavavano a turno tutti e tre. Chi non mi scopava, si sedeva sulla mia faccia: palle in bocca o culo da leccare. Due erano solo sudati, ma uno veramente sporco, mentre l’altro mi torturava le tette e si scambiavano di posto in assoluta libertà di sborrare come e dove volevano loro. Dopo una pausa, mio padre mi ha fatto alzare. C'era un tavolino da due posti nella stanza; mi ha fatto mettere a pecora e mi ha legato le caviglie alle gambe del tavolo, obbligandomi a cosce aperte. Io, sfinita, l'ho implorato:
«Basta?»
Lui mi ha risposto molto duramente.
«Sei solo all’inizio, sgualdrina! Adesso occupatevi del culo della signora!»
Hanno ripreso a divertirsi con me. Mi hanno anche fatto una cosa che non avevo mai fatto: uno dei tre, che aveva le braccia da agricoltore, mi ha fistato, credo, fin oltre il polso. Giuro che temevo mi sfilasse le budella con le mani. Il maiale di mio padre, ad un certo punto, lo ha fatto togliere ed è entrato lui con il pugno chiuso.
«Ora, troia, ti cagherai addosso per una settimana e ti toccherà andare in giro con pannolini per incontinenti, come i vecchi!»
Io pensavo di morire da un momento all’altro, però, nel contempo godevo come una cagna. Alla fine, sono svenuta. Mio padre mi ha preso in braccio e mi ha portato sotto la doccia fredda e, quando mi son ripresa, lui mi ha preso per i capelli e messa in ginocchio. Lì c’è una vasca grande di quelle ad angolo. Io ero in mezzo a tutti e quattro, che mi hanno pisciato addosso, e devo dire che, sebbene ogni tanto ho rischiato di soffocare, ho goduto come una matta. La cosa sconvolgente era che questi pensavano di essere con una puttana vera, perché gli hanno detto la vogliamo ancora, perché in strada costano di più.
«State tranquilli; questa per sei mesi ve la do almeno due volte al mese e ci metteremo d’accordo sul prezzo. Se poi venite regolarmente, vi faccio lo sconto.»
Cioè gli cedeva sua figlia a venti euro a notte. Alla fine, se ne sono andati. Ero distrutta. Mi son fatta una rapida doccia e poi, in macchina, durante il ritorno, io non parlavo e lui ha precisato che questa era la seconda lezione.
«Non approfittare mai più di una mia malattia, perché la prossima volta ti vendo agli albanesi, affinché ti mettano ogni sera in strada, brutta puttana! E non credere che sia finita qui!»
Io che cercavo conforto, ho ottenuto solo questo. Ammetto però che ho goduto come una vacca, comunque non credo che sia finita così: del resto non è stato solo negativo. Credo che a vedermi godere per lui, ci sia rimasto male; non erano questi i suoi piani. Poi, però, due giorni dopo, ho capito cosa l’ha fatto incazzare così tanto. Mi ha chiamato in ufficio, mi ha dato quattro fogli intestati da un investigatore con i miei movimenti nei giorni in cui lui era all’ospedale. Ti credo che era incazzato come una bestia! Ci sono, in dodici giorni, sette fermate in campagna, fra pomeriggi e sere. Ci sono tre foto che ritraggono me che salgo a casa di Edoardo, uno dei miei bull segreti, in tre mattine diverse. Due volte il volto di Silvano, altro bull storico, ripreso dalle telecamere sul retro di casa. A vedere quei documenti ho pensato: ma quanto sono troia?
Poi mi è arrivata la terza lezione. Il mercoledì sera, siamo partiti. Mi ha fatto indossare un body, reggicalze e tacchi alti, con sopra un trench e basta. Appena cambiata, lui ha fermato l’auto e mi ha fatto inginocchiare; me lo ha messo davanti alla faccia e io l’ho succhiato. Il tempo di bere il suo seme che sono arrivati due con una macchina di grossa cilindrata e lui mi ha dato a loro. Abbiamo percorso l’autostrada, con i due che si alternavano alla guida, per scoparmi sul sedile posteriore. Mi hanno portato in un parcheggio per camion. Mi hanno fatto scendere e mi hanno fatto battere per un’ora.
«Chiedi 100 euro e noi saremo qui a controllare che tutto vada bene.»
Sono scesa e c’erano altre due come me. In quel momento ho pensato: cazzo, forse questo era il parcheggio per la punizione delle mogli troie? Una piangeva, mentre l’altra invece sembrava più tranquilla. Si era già formata una fila di auto e camionisti a piedi. Appena fuori dell'auto, una macchina arriva e mi carica subito. La macchina con i miei papponi segue e questo va in fondo al parcheggio. Bel tipo elegante. Mi ha scopato con preservativo e mi ha chiesto poi di poter venire in bocca; io ho accettato senza batter ciglio. Scesa da quell'auto, sono stata subito caricata da un’altra. Tipo grasso, un po’ rozzo. Ha voluto solo un pompino. Un po’ sporco e agitato è venuto appena mi ha toccato il culo e le gambe. Poi mi ha riportato lì e subito un’altra macchina mi ha caricato. In fondo, dove ci fermavamo, c’erano dei camionisti che aspettavano e guardavano. Il tipo ha aperto la porta mentre glielo succhiavo, stando inginocchiata sul mio sedile e lui alla guida. Quindi i camionisti hanno approfittato per mettermi le mani su culo, gambe e figa. Poi mi hanno presa così in due, mentre spompinavo. Questo è durato di più. Arriva la vettura dei miei papponi ed il tipo paga, ed io scendo. Mi prendono su e mi portano in fondo al parcheggio, dove non c’era nessuno. C’era mio padre con la sua macchina. Scendono tutti ed io rimango dentro con il vetro aperto.
«Allora? Com’è andata questa puttana?»
Uno dei due gli risponde che ho guadagnato 500 euro.
«Ok, sono vostri, ma la scopate davanti a me.»
Loro erano tre, quindi si spostano e lui ci segue. Io guardo e lo imploro.
«Ma non basta quello che ho fatto finora?»
Il tizio mi guarda e risponde per lui.
«Lui è il cliente e noi facciamo quello che vuole lui!»
Mi hanno portato in un motel a ore, di quelli dove si parcheggia direttamente davanti alla camera e, appena entrati, è arrivato anche il mio aguzzino. Si è seduto su una poltrona e loro hanno iniziato. Lui li incitava dandomi della troia e loro, ovviamente, lo hanno fatto. Io, tutto sommato non avevo male e, quindi, per ripicca, facevo finta di godere per fargli rabbia, ma comunque ogni tanto godevo per davvero.
Il tutto è durato una mezzoretta. Loro si son scaricati tutti su di me e poi mi hanno messo sul comodino trecento euro. Papà si è alzato, ha preso i trecento euro e glieli ha ridati, aggiungendo a quelli, altri venti euro.
«È una puttana: non merita di più!»
Usciti loro, mi sono rivestita e lui mi ha portato a casa.
Sono diventata il suo giocattolo. Mi usa a suo piacimento e, per quanto questo possa umiliarmi, non ne posso far a meno. Lo amo e, senza di lui, senza le sue perversioni, le umiliazioni che mi infligge, io non sarei nulla e per questo spero che escogiti una nuova punizione.
Al solo pensiero mi bagno come una fontana