Patrizia
Stavo viaggiando verso Milano insieme a Patrizia.
Eravamo amanti da circa tre anni e avevamo un’intesa sessuale notevole. Lei era sposata con un compagno di scuola delle superiori e aveva sempre respinto le attenzioni degli altri; io le apparivo come l’uomo del destino, quello incontrato troppo tardi, ma che le aveva fatto scoprire alcuni aspetti della sua personalità che non conosceva. In primis una sessualità accentuata.
Avevamo scopato in tanti posti, alcuni anche assurdi, ma il nostro luogo preferito era una albergo affacciato su un piccolo lago artificiale. Lì, almeno un paio di mattine a settimana, ci concedevamo tre ore di godimento puro e io davo sfogo alle mie fantasie: la facevo vestire come dicevo io, facevamo colazione come sconosciuti nei bar e doveva civettare con chi le indicavo io, l’avevo fatta affacciare alla finestra mentre la montavo a pecorina e passeggiare per i corridoi vestita di sola biancheria. In sostanza doveva ubbidire.
Quando poi mi lavoravo i suoi capezzoli per un quarto d’ora diveniva totalmente succuba. Si era scoperta una carica sessuale sconosciuta; la eccitava essere insultata, se non lo facevo d’iniziativa me lo chiedeva e si diceva disponibile a farlo in tre (tutte cose mai nemmeno pensate col marito). Per farlo in tre pensavo a un amico di Milano oppure ipotizzavo di coinvolgere una cameriera ai piani che mi pareva disponibile, ma erano state solo chiacchiere.
Mora, capelli mossi, occhi marroni, naso perfetto, zigomi alti, labbra carnose e culo da far girare la testa. Cosce tornite, sode, seno contenuto, ma sensibilissimo.
Un giorno mi disse che doveva partecipare a una riunione di lavoro a Milano e così programmammo di andare insieme. All’arrivo saremmo passati dal mio appartamento per lasciare i bagagli, poi doccia e cena da qualche parte. Arrivammo a destinazione che cominciava a imbrunire.
Mentre stavo aprendo il portone mi sentii chiamare, mi girai e vidi Alberto - l’amico a cui pensavo per il trio - che mi guardava incerto:“Non ero sicuro che fossi tu, ma che ci fai qui?”
Io scoppiai a ridere “Sono qui per una riunione, ma tu invece, sei venuto a salutare i tuoi? Ah, aspetta, lei è Patrizia, mia moglie”.
Patrizia gli diede la mano guardandomi sospettosa.
“Eh, niente - disse lui - mi sono separato qualche mese fa e sono tornato dai miei…”
Io abbozzai alcune frasi di circostanza e lui fece altrettanto; essendo un discorso a due, diedi le chiavi a Patrizia invitandola a salire in casa dove l’avrei raggiunta a breve.
Lei salutò e si avviò; lo sguardo di Alberto si fissò sul culo che si allontanava.
“Bellissima donna, complimenti”, fece lui.
“Grazie, ma è la mia amante, non mia moglie. Ti andrebbe di scoparcela insieme?”
Lui sgranò gli occhi e io - divertito - gli spiegai i nostri rapporti e le nostre fantasie concludendo che sarebbe stata un’occasione unica. Comprensibilmente sorpreso, tentennò, sembrava cercare un modo per uscirne con dignità, ma poi accettò.
Ci accordammo così: “io salgo e la scaldo, non chiudo a chiave così puoi entrare, a terra c’è la moquette, puoi arrivare in camera senza farti sentire e ascoltare cosa stiamo facendo. Se capisci che non è disponibile te ne vai, se è disponibile, si chiava; devi solo attendere un quarto d’ora.”
Salgo, entro in casa: “Ma guarda la coincidenza! Noi arriviamo e il tuo amico - che non abitava più qui da anni - si materializza sulla porta esattamente mentre noi stiamo entrando! Sei il re dei bugiardi. Quando l’avete concordato?! E non pensare di farmi scopare da quello lì.”
“E allora lo faremo solo noi due!” E comincio a baciarla e palparla come so che piace a lei. “Sei uno stronzo!” La metto a sedere sul tavolo in sala in modo da sfregarmi contro il suo sesso. Lei inizia a sospirare; le levo la maglia e mi lavoro i capezzoli che si stanno inturgidendo. Lei fa altrettanto con i miei e sentiamo l’eccitazione salire. “Aspetta - dice - mi sono portata una cosina “ e sparisce in camera per tornare poco dopo indossando un completo intimo verde petrolio formato da reggiseno a balconcino e brasiliana con relativo reggicalze, calze nere e decolté con tacco alto. “Che ne dici?” Io sto sbavando, la rimetto sul tavolo e riprendiamo da dove avevamo lasciato, ma non le tolgo nulla, è troppo figa così. Le faccio colare la saliva sui seni e gliela spalmo. Baciandola e leccandole viso e collo, le sfioro la fica che è bagnatissima; la porto in camera.
Restiamo in piedi, lei volta le spalle alla porta; ci tiriamo i capezzoli continuando a baciarci appassionatamente e io le struscio il cazzo sulle mutande che ormai grondano.
Prende un fazzoletto di carta e ci mette la gomma che stava masticando ormai ridotta in tanti pezzettini. Succedeva tutte le volte quando raggiungeva la massima eccitazione.
“ Pensa se Alberto fosse qui; cosa faresti?”
“Niente”:
“E lui cosa potrebbe fare”
“Guardare”
“Guardare e basta? Sarebbe un supplizio, qualcosa dovresti concederglielo”
“Cioè cosa?”
“Che so, farti toccare il culo”
“Mmmm, siiii e poi?”
“Dipende da te, magari potremmo succhiarti i capezzoli insieme; pensa, in due che ci lavoriamo i capezzoli, uno ti sditalina e l’altro gioca col tuo culo.”
Lei si scioglie “Mmmm siiii, mi stai facendo impazzire”
Vedo Alberto che avanzava silenziosamente nel corridoio: “Ma se lui fosse alle tue spalle e si stesse toccando l’uccello, cosa faresti? Glielo prenderesti in mano?”
“Mi farei toccare il culo”
“Se vuoi, non devi fare altro che chiamarlo… chiamalo, è dietro di te.”
Questo giochino l’avevamo fatto altre volte, ma eravamo sempre e solo noi due.
Lei ha gli occhi e la bocca socchiusi, ogni tanto si lecca le labbra, io le tiro i capezzoli bagnati di saliva. Non si gira, ma chiama Alberto due volte e lui inizia a palparle il culo. Lei - sorpresa - spalanca gli occhi guardandomi e irrigidendosi; non mi sarei perso questo momento per niente al mondo.
Non fa nulla, socchiude gli occhi e divarica leggermente le gambe; lui la bacia sulle spalle e, mentre mi sostituisce nel palparle il seno, le si appoggia al culo facendole sentire il cazzo duro.
Mi inginocchio per leccarla e lei asseconda ciò che facciamo tenendo le mani sulla mia testa per premerla contro il suo sesso. Non si gira mai verso Alberto, ma si gode le nostre mani che si insinuano dappertutto. Le tolgo mutande e reggiseno lasciando calze e reggicalze e cominciamo a succhiarle i capezzoli in due; chiude gli occhi e non capisce più niente, ansima e geme fin quando dico ad Alberto “Scopala, così, in piedi a pecorina che non vede l’ora, ‘sta troia; e io me lo faccio succhiare “.
Anche lui non vedeva l’ora, la penetra come gli ho suggerito e comincia a sbatterla. Lei urla a ogni colpo e mi godo il suo sguardo che oscilla tra il piacere e la richiesta di consenso per ciò che sta facendo. Poi l’afferro per i capelli, le alzo la testa e glielo spingo in bocca. Lei succhia un po’, però non riesce a sincronizzare i colpi che riceve e le succhiate sul mio cazzo, così - magnanimamente - mi siedo sul letto a guardare come prende il cazzo di un altro.
Dopo poco Patrizia gode urlando. Alberto è ancora bello rigido per cui gli dico di continuare a sbatterla dato che è multi orgasmica e, da come la vedo in calore, dovrebbe godere di nuovo a breve. E infatti, dopo un po’, raggiunge un secondo orgasmo. Lei ha le gambe molli e si butta sul letto.
Mi sono divertito abbastanza a guardare: “Cambiamo scena - dico - Se non ricordo male, un pensiero che ti intrigava era quello di fare pompini a due uomini contemporaneamente; inginocchiati, troia!”
Patrizia assume un’espressione sottomessa e supplichevole; forse non vorrebbe essere trattata così davanti a un estraneo, ma in fondo le piace. Si mette un cuscino sotto le ginocchia e me lo prende in bocca mentre accarezza il cazzo del mio amico; quando vedo che gli diventa nuovamente duro, afferro Patrizia per i capelli e le faccio cambiare uccello in bocca.
“Cosa ti ha insegnato il tuo padrone?”, dico tirandole i capelli.
“A guardare negli occhi mentre lo faccio…”
“Mentre…?!”
“Mentre lo succhio…mentre spompino”
“Brava, vedi che se ti applichi usi i termini giusti!”
“Ti piace succhiare un cazzo nuovo eh?!”
Poi, rivolgendomi ad Alberto aggiungo sornione: “Perché lei sembra troia, ma è solo il terzo cazzo che prende in vita sua!”
E di nuovo verso Patrizia: “Dico bene? Tuo marito, il mio e ora il suo! Dobbiamo festeggiare! Lo sai cosa ti faccio per festeggiare?”
“Immagino di sì…” dice sospendendo il bocchino.
“Cosa?”
Abbassando lo sguardo: “Me lo metti dietro”
“Ti…cosa?!?
“M’inculi”
“Buona la seconda! Mettiti a pecorina”
“Fai piano per piacere “
“Ma se te lo apro un giorno si e l’altro anche!”
Dopo averla messa a pecorina sul letto, la lubrifico con i suoi umori e glielo metto dentro lentamente; fa un po’ di scena a uso e consumo di Alberto, ma non patisce nulla. La sbatto a lungo afferrandole i fianchi e stuzzicando i capezzoli mentre Alberto guarda menandoci il cazzo. Quando comincia a piacermi sul serio prendo a sditalinarla come vuole che faccia per raggiungere l’orgasmo insieme; poi chiedo ad Alberto se vuol pensarci lui e per tutta risposta si accovaccia sotto Patrizia per succhiarle il seno e titillare la clitoride. Lei urla a ogni mio colpo e in breve sborro a tutta forza: “Ti riempio il culo, cagna in calore!” e mentre mi svuoto anche lei sussulta violentemente e viene per la terza volta.
Mi soffermo ad ammirare questo culo dall’alto; lei si sdraia con un’espressione stanca e appagata.
“Oh, il mio amico deve ancora venire, vedi di darti da fare! Alberto dove glielo vuoi mettere? Bocca, figa o culo?”
“Mah, dove vuole lei…” è sempre stato un po’ timido.
E io, conoscendo la mia donna: “Figa?”
“Si…”
E’ stanca, se potesse scegliere si rilasserebbe sul letto, ma sa che io voglio vederla scopare ancora e guarda Alberto per capire cosa fare. Lui le fa delicatamente aprire le cosce e col cazzo stuzzica la clitoride. Lei è ancora bagnata dall’ultimo orgasmo e lui la penetra subito.
“Ri-scopala e scegli tu dove venire tanto alla troia piace dappertutto”
Evidentemente le mie parole hanno effetto su Alberto perché poco dopo ansima e si capisce che sta per godere.
All’ultimo momento lo tira fuori e lo dirige verso il viso; lei chiude gli occhi e aspetta il fiotto caldo. La sborra la colpisce dappertutto e poi le cola sul petto; lei sa che deve spalmarsela.
Alberto si sdraia soddisfatto e Patrizia, appagata e distrutta, va in bagno per una doccia.
Mi sdraio anch’io per godermi gli ultimi eventi.
Dopo poco Alberto si veste e se ne va molto soddisfatto; mi fa segno che che è stata fantastica.
Lei torna in camera completamente nuda, si rannicchia addosso a me, ha capito che siamo soli e me ne è grata; mi guarda e, scuotendo leggermente la testa, mi dice: “Lo sai che sono pazza di te, vero?!”
P.S. Non vedevo Alberto da almeno 15 anni, non sapevo che si fosse separato e l’incontro è stato davvero casuale.