Lozio Franco .prima parte.
Mi rigiro nel letto dell’ospedale, sento dolori su tutto il corpo, ho un cerotto sulla fronte: che mi è successo? Ora ricordo, sono finita fuori strada con la macchina. Ricordo tutto, la sbronza, il sesso sfrenato e poi il ritorno verso casa, l’incidente, mio padre che passa poco dopo e vede la mia macchina che ha fatto molte capriole, per finire rovesciata vicino casa. Ero andata ad una festa di laurea, mi son messa dentro una stanza, ero la svuota palle della sera. Chiunque, entrando dentro la camera con un bicchiere di qualche liquore forte, Gin, vodka, whisky, o qualunque altra bevanda, poteva infilarmi il cazzo in bocca; io lo succhiavo fino a farlo schizzare nella mia gola, un cazzo, un bicchiere, fino al punto di perdere il conto sia dell’uno che dell’altro. Coperta di sborra, me ne sono andata ubriaca fradicia. Devo smettere di bere, di far sesso sfrenato, devo dare un senso alla mia vita. Ho venti anni, diplomata ragioniera, mi sto lasciando andare alla deriva, senza uno scopo o meta. Ho due fratelli più grandi che già lavorano nello studio di mio padre; sono architetti e lavorano in giro per il mondo, come Mario. mio padre, titolare e proprietario di uno dei più affermati studi d’ingegneria specializzata in strutture petrolifere. Io non l’ho seguito. Volevo fare un lavoro diverso, ma poi non ho combinato nulla. Ad un tratto, la porta della camera si apre ed entra l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettata di vedere, mio zio Franco. Due anni più grande di mio padre, dieci anni fa, quando è morta mia zia Rosa in un incidente aereo, egli si è ritirato dal lavoro e dallo studio di architetto, lasciando a mio padre tutti gli affari per andare a vivere su di una piccola isola del Tirreno.
«Ciao piccola, come va?»
Lo guardo con occhi stupiti. Lui mi spiega che è venuto dalle nostre parti per il matrimonio del figlio di un nostro amico di famiglia; io, ovviamente, me lo ero dimenticato.
«Tuo padre mi ha detto che hai fatto un bel volo: come stai?»
Lo guardo e rispondo sarcasticamente.
Come vuoi che stia? Da schifo! Ho un bernoccolo, tanti lividi, ed escoriazioni dappertutto. Forse ha ragione lui, devo decidermi a metter la testa a posto, ma ho una grande confusione; non riesco a decidere cosa voglio.»
Mi guarda sorridendo; devo convenire che è proprio un bell’uomo. Alto, moro, leggermente brizzolato, fisico asciutto e leggermente abbronzato, è un tipo che non passa inosservato.
«Domani torno all’isola: potresti venire con me. Lì è quasi estate, c’è tanta tranquillità , puoi decidere con calma, se poi ti manca questa vita, puoi sempre tornare.»
Ci rifletto un attimo, in fondo mi sembra giusto cambiar aria, sparire un po’, accetto!
«Il dottore dice che puoi uscire; vestiti che ti porto a casa e, mentre io e i tuoi genitori andiamo al matrimonio, tu prepari le valige e domani mattina si parte.»
Nella tarda mattinata del giorno dopo, partiamo; lungo il percorso, ascolto musica nelle cuffie del mio MP3; indosso dei semplici jeans ed una maglietta. Lo osservo nascosta dietro i miei occhiali scuri, che fasciano il mio viso, quasi a nascondere il cerotto che porto in fronte. Fa caldo, lui guida in maniera tranquilla, è quasi l’una, quando arriviamo al porto; la nave parte alle quindici.
«Hai fame? Ti va di mangiare del pesce?»
Lo guardo facendo le spallucce; non mi ricordo l’ultima volta che ho fatto un pranzo ad un'ora decente. Generalmente mi alzo, vado in frigo, bevo del latte freddo, mangio quello che trovo e poi me ne torno a letto. Entriamo in un ristorante, lui ordina due spigole; quando le portano, gli dico che non ci riuscirò a mangiar tutto. Lui ride, prende il mio piatto e abilmente sfiletta il pesce, lo condisce con succo di limone, me lo restituisce, lo mangio tutto, e mi stupisco di quanto era buono; lui mi sorride e questo mi fa sentire tranquilla. Il sole tramonta quando arriviamo all’isola: è meravigliosa, sono curiosa di vedere la casa, poi rifletto sul fatto che di lui conosco pochissime cose. Sempre in giro per il mondo, lui veniva poco a casa nostra, anche per il semplice motivo che sia lui, che papà , lavoravano insieme. Mi rendo conto che non so quasi nulla delle loro abitudini, della loro vita, e non ho mai visto la casa che ha qui. Sbarcati, percorre veloce la strada dal porto all’altro lato dell’isola, poi lascia la statale e s’inoltra nella campagna, per poi arrivare davanti ad un cancello che apre; in fondo, nascosta da una foresta di alberi di mimosa enormi, c’è una costruzione quasi invisibile, tutta in pietra del posto e legno. Entrando c’è un ampio salone, un angolo cottura, una grande finestra; indica che, oltre la casa, vi è un giardino, un muretto che delimita il promontorio, da cui si vede il mare che si raggiunge con una scalinata di circa quindici scalini. Entriamo dentro un piccolo corridoio che immette nell’unica camera della casa, dentro c’è una porta scorrevole, che si apre nel vasto bagno, mentre, dietro un’altra porta, vi è una cabina armadio molto grande.
«Metti qui le tue cose, io preparo la cena; scegli da quale lato del letto vuoi dormire.»
Mi rendo conto che dovrò dormire con lui. Sarebbe la prima volta che passo la notte assieme ad un uomo e non ci faccio sesso: una vera novità per me che, ultimamente, non ho fatto altro che farmi sbattere da decine di maschi. Non ricordo nemmeno i loro volti, tutto quello che mi è rimasto in mente è la grande quantità di sborra che mi restava dentro. La cena è semplice e divertente, lo zio è un simpatico commensale, mi mette a mio agio, poi decidiamo di andare a letto.
«Generalmente dormo nudo, ma poiché ci sei tu, metterò dei pantaloncini; tu regolati come vuoi.»
Lo guardo stupita, ammiro il suo splendido corpo, sento un languore fra le gambe, decido di stare al gioco: indosso un semplice slip e resto a seno nudo.
«Accidenti, quanto sei bella! Hai lo stesso fisico di tua madre, complimenti!»
Sono lusingata dal complimento: non ricordo l’ultima volta che un maschio mi avesse detto che ero bella, in genere e al massimo era: "puttana, scopi bene" Distesa, con lui vicino, mi lascio prendere da certi pensieri erotici, ma poi rifletto: è mio zio, non voglio rovinare questo vincolo, così mi lascio prendere dal sonno. Quando mi sveglio, è già in piedi. Seminuda lo cerco per casa, lo trovo in giardino che raccoglie delle rose bellissime.
«Buon giorno: hai dormito bene? Se ti vesti, facciamo colazione e poi scendiamo in paese: ho delle spese da fare.»
Gli sorrido, è la prima volta che mi sento bene. Rientro, mi faccio una doccia. Mentre mi lavo, mi accarezzo un po', sono eccitata dal suo corpo, mi tocco e poi mi lascio andare ad un veloce orgasmo. Un gemito esce dalla mia bocca, lui mi chiama, la colazione è pronta. Esco, mi vesto e lo raggiungo. Dopo avermi rimpinzato di caffè e fette biscottate con marmellata, che non mangiavo da anni, scendiamo giù in paese. Mi rendo conto che lui è molto conosciuto. Tante persone lo salutano con cordialità ed avverto anche molti sguardi su di me: mi trovo assieme a lui in mezzo a molti uomini. È una sensazione molto bella; per la prima volta, da tempo, nessuno mi tocca, mi infila un cazzo in bocca o in un altro buco del mio corpo; mi rendo conto di esser stata davvero dissoluta. L’aria è calda, il mare bellissimo, vorrei fare il bagno, ma solo allora mi rendo conto di non aver un costume e, quando glielo dico, lui mi porta dentro un negozio di intimo.
«Ciao Lisa, lei è Anna mia nipote, ha lasciato a casa il costume da bagno e, poiché passerà alcuni giorni qui, ne deve prenderne uno: sei disponibile a consigliarla?»
La signora è molto bella, sulla quarantina, molto ben portati, con un fisico ben curato, seno sicuramente molto più grande del mio, che porto solo una seconda, lei minimo una quarta. Mi mostra alcuni capi, poi scelgo un paio di modelli e vado nel camerino per misurarli. Decido per un modello sottilissimo e, quando misuro la parte di sopra, quasi non copre i capezzoli tanto è ridotto. Quando esco vedo lei che fa una carezza sul viso di mio zio: avverto una punta di feroce gelosia, colgo solo la fine di una frase che lei gli dice:
«Sarà opportuno che sappia la verità .»
Maschero il mio disappunto e mostro la mia scelta; decido per uno di colore nero ed uno rosso, lei rivolge uno sguardo allusivo a lui, poi mi sorride:
«Ottima scelta, sono quelli in voga questa estate e poi... con il tuo fisico, te li puoi permettere. Complimenti»
Torniamo e, durante il pranzo, indago in maniera velata sulla signora Lisa.
«È una bella donna, è tanto che la conosci?»
Lo zio mi guarda quasi divertito: deve aver colto la sfumatura della mia voce.
«Sì, la conosco da tempo e sono molto amico anche con Bruno, suo marito; fa il pescatore e, spesso, ha bisogno di una persona che lo aiuti: ha Simone, il cugino di sua nuora, che pesca con lui, ma, in questi giorni, non sta troppo bene, quindi, forse, una di queste notti andrò con lui. Poi c’è anche suo figlio Fabio; ora è in luna di miele, ma tornerà la prossima settimana.»
Per i tre giorni successivi, dopo colazione, mi porta a vedere l’isola. È bellissima, man mano si va riempiendo di turisti perché meravigliosa, spiagge bellissime ed angoli piuttosto romantici. Durante le notti, noto che, quando viene a letto, mi guarda con occhi diversi: oserei dire con desiderio, ma faccio finta di nulla, anche se io pure mi sento inumidire fra le cosce; la mia micetta reclama un cazzo duro, ma non mi va di lanciarmi con lui.
Il sabato, lui esce presto.
«Vado ad attendere il traghetto per prendere degli utensili che ho ordinato; torno fra un paio d’ore, se vuoi, fa pure colazione oppure aspettami.»
Resto ancora un po' a letto, poi mi alzo, mi metto a curiosare dentro casa; nel salone c’è una grande libreria, con molti libri di vari generi, oltre una splendida collezione di dischi in vinile, due giradischi, di cui lo zio è molto geloso; credo che rappresentino un momento particolare della sua vita. La mia attenzione è attirata da alcuni album di foto, posti in alto; prendo una sedia e scelgo uno degli album, quello che sembra il più vecchio. Mi metto a sfogliarlo: è del suo matrimonio; effettivamente la zia Rosa, da giovane, era come me. Seni piccoli, culetto sodo e tondo, il mio fisico. Sfoglio tutto l’album e, quando lo rimetto a posto, noto che dietro, in fondo al ripiano, ce n’è uno più piccolo, messo di traverso, quasi nascosto. Lo prendo, lo apro e: CAZZO! Resto basita! La foto dentro è di mia zia, nuda! Ne sfoglio un’altra e trovo sempre lei nuda, in un’altra posa; continuo e mi rendo conto che si sta aprendo una nuova prospettiva sulla vita dei miei zii. Sfoglio e, ad ogni foto, corrisponde una posa di lei senza veli, molto belle, erotiche, poi, ad un ennesimo sfoglio, resto a bocca aperta: nudo, perfettamente in erezione, c’è il cazzo di zio Franco! ACCIDENTI! CHE CAZZO! Ne ho presi tanti, ma questo resta senza dubbio uno dei più belli e grossi che abbia mai visto! Lungo, sicuramente oltre i ventitré centimetri, ma è nella circonferenza la sua caratteristica: ha la forma di un tronco, molto ampia alla base che si va restringendo verso la punta, che termina con una cappella che sembra una grossa fragola rossa. Sento un languore nello stomaco, un forte desiderio di sentirmi dentro quel palo, la mia micetta comincia a bagnarsi, mi accarezzo lentamente, mentre sfoglio il resto dell’album. Finito, lo rimetto a posto, ma sposto tutti gli altri per vedere se ce ne sono altri: bingo! Ne vedo altri tre. Prendo il secondo, comincio a sfogliarlo, stesse scene in un posto diverso, pose oscene bellissime: la zia aveva una gran bella fica, poi, verso la metà dell’album, trovo delle foto porno: lei che si fa scopare dallo zio. Vedere quel palo che la sfonda, mi porta molto vicino all’orgasmo; osservo con attenzione le foto, sono fantastiche, specie quella di lui che le sfonda il culo, piantandole dentro tutto il cazzo. Mi viene spontanea la domanda: ma come fa a prendersi dentro un palo così grosso? Le ultime due, poi, mi lasciano di stucco: è Rosa che s’infila quel cazzo tutto in bocca, non mi sembra possibile! Lo rimetto a posto e prendo il terzo. Appena lo apro ho un sussulto: la zia, inginocchiata fra due maschi, che succhia i loro cazzi! Hai capito la zietta? Gli piaceva il mucchio! Nelle foto successive lei è impegnata con i due maschi e nessuno dei due è lo zio; uno, poi, è decisamente fuori dal comune: lungo, con una circonferenza spaventosa. Resto sorpresa da certe pose stupende: lei con un cazzo in figa mentre ne succhia un altro, una doppia e poi, in fondo, una tripla, con lo zio in culo e gli altri a tapparle bocca e figa. L’ultima foto si vede lei coperta di sborra dalla testa ai piedi, sono sempre più vicina all’orgasmo, ma voglio finir di vedere le foto, prima di godere. Prendo l’ultimo album: sulla copertina vi è una data recente, circa due anni fa. Apro e comincio a godere nel veder le foto: la prima è la zia e... porca troia! Ma questa è Lisa! Penso fra me, l’amica dello zio. Le foto sono inequivocabili, le due donne che si avvinghiano in un focoso 69, con primi piani delle rispettive lingue mentre frugano nell’intimità dell’altra. Poi entrano in scena tre maschi, mentre due coppie più giovani si stanno leccando un po’ in disparte. Incomincia una sequenza di pose veramente speciali. A turno ogni femmina riceve la sua razione di cazzo, anzi tripla e quadrupla razione di cazzi in ogni buco, perché nelle altre foto entrano in gioco anche le altre coppie. Mi colpisce il loro giovane aspetto: una sembra più grande, lei ha due tette enormi, bionda con capelli lunghi, mentre il lui porta i capelli lunghi, neri, la barba incolta, due occhi azzurri, bellissimi, ha zigomi squadrati. L’altra è composta da una donna molto carina, il lui porta capelli corti, neri e lisci. Entrambi i maschi hanno belle dotazioni. Nelle ultime foto si vedono le tre donne con le bocche avvicinate per ricevere gli schizzi di sborra dai maschi, ma le foto che mi hanno fatto godere sono state quelle dove si vedeva la zia con la bocca piena di sborra che la faceva colare nella bocca aperta delle due donne: mai visto nulla più erotico e porco!
Mi sono masturbata con due dita piantate dentro ed ho goduto con un lunghissimo gemito:Â
«mhuuuhmmhuhmhui…»
Sono rimasta alcuni istanti senza fiato per il piacere appena provato. Ho rimesso tutto a posto, ma ho deciso che anch'io avrei avuto, dentro di me, quel cazzo superbo. La sera andiamo a cena da Lisa e Bruno. Faccio anche la conoscenza di Bruno, che ho ammirato in foto: ha un bel cazzo anche lui, ma, quando vedo le foto di due ragazzi, in abito da sposi, ho quasi un coccolone: una delle due coppie giovani delle foto, sono loro! Bruno, fisicamente, è totalmente diverso da mio zio: più basso, molto muscoloso, viso più rugoso, direi scolpito dal vento del mare, le mani, poi, enormi, con dita molto grosse. A tavola anche lui si rivela un tipo molto simpatico, mi fa molti complimenti e mi rendo conto che anche lei è molto simpatica, mi sento veramente a mio agio, a tal punto che quando mi chiede:
«Loro domani, cioè questa notte, vanno fuori con il peschereccio, tu, se vuoi, puoi restare a dormire qui con me e poi, magari, domani che l’isola si riempie di turisti, potresti darmi una mano in negozio. Generalmente c’è Pamela, mia nuora, ma non tornerà prima di lunedì.»
Immediatamente vedo una possibilità di approfondire la conoscenza di lei, in maniera più intima.
«Ne sarei molto contenta, tanto, senza lo zio, che ci faccio da sola, in casa? Solo dovrei andar a prendere un cambio di vestiti per domani.»
Passiamo una bella serata, poi torniamo a casa, per prepararci per la notte.
«Sono molto contento che tu e Lisa abbiate legato: lei e suo marito sono persone molto care e sempre disponibili.»
Avverto uno strano tono di voce, non ne capisco il motivo, ma ho la netta sensazione che abbia in mente qualcosa. Torniamo da loro, i due uomini partono e noi restiamo a guardarli scomparire oltre l’orizzonte.
«Prepariamoci per la notte: puoi dormire con me, l’altra camera è molto calda, mentre la mia è più fresca.»
Quando mi distendo, indosso una maglietta ed uno slip da cui debordano i peli del pube, incolti: non mi sono depilata da tempo.
«Ragazza mia, vai ancora in giro con dei peli intimi così in disordine? Non sono certo un bello spettacolo con il costume che hai preso!»
Mi guardo, convengo con lei che ciò che dice è corretto, ma son partita senza pensare di andar dall’estetista.
«Se vuoi, ho tutto quello che serve per una perfetta depilazione: vieni con me.»
Un momento dopo siamo in bagno, lei mi chiede di spogliarmi, cosa che faccio, senza nessun senso di vergogna. Abilmente lei mi depila, usando delle apposite strisce; non sento dolore, è bravissima. Completata l’operazione, mi mette uno specchio fra le cosce.
«Come ti sembra?»
Osservo la mia micetta perfettamente nuda, con solo un piccolo ciuffetto sul monte di Venere. Lei mi guarda con occhi lucidi, pieni di desiderio: è palese che non vede l’ora di toccarmi; la provoco un po': apro oscenamente le cosce ed il taglio vermiglio della fica appare invitante; lei si lecca le labbra ed ora, anch'io ho voglia di lei; mi invita ad entrare dentro la vasca e, con la mano, prende dell’acqua e comincia a lavarmi la patata liscia come quella di una bimba. Al secondo passaggio della sua mano sulle labbra della mia micetta, serro un po' le gambe, lei mi guarda, mi sorride e, mentre avvicina il suo viso al mio, sento la mano scorrere verso la fica, mi accarezza, gemo. Un dito mi penetra dentro. Le prendo il viso fra le mani e incollo le mie labbra alle sue. Prepotente, la sua lingua s’insinua nella mia bocca. La ricevo, la succhio, lei ora ha infilato due dita dentro di me e le muove velocissime, dentro/fuori; sento un orgasmo improvviso scuotermi, mi stacco da lei e muovo il bacino, assecondando il movimento della sua mano. Sto godendo e tremo scossa da un violento piacere. Mi solleva, mi prende per mano e ci spostiamo sul letto in camera sua, distesa sotto di lei che mi lecca dal viso e scende giù verso le cosce. Mi stringe un capezzolo fra i denti, gemo passiva, mentre godo ancora. Poi mi rigiro, insinuo la mia testa fra le sue cosce. Aspiro il profumo della sua figa aperta e già fradicia di umori, che attendono solo di esser leccati, m’incita a farlo.
«Dai, leccami! Dai, che non resisto! Non ce la faccio più!»
Tuffa la sua lingua fra le pieghe della mia figa ed esplora ogni centimetro della mia intimità , provocandomi brividi di intenso piacere. Gemo anch'io con la bocca incollata al suo clito, lo succhio con forza, mi fa vibrare di piacere. Sento arrivare prepotente un nuovo orgasmo, intensifico il giochino di lingua e la porto con me all’orgasmo. Godiamo quasi nello stesso momento. I nostri corpi tremano scossi dal piacere. Ci rigiriamo, lei mi lecca le labbra alla ricerca del suo sapore.
«Sei meravigliosa, mi hai fatto godere molto.»
Io però voglio ancora succhiare il suo clito, mi distendo su di lei, le mordo i capezzoli, facendola fremere.
«Sì, così! Dai, che mi fai morire!»
Scendo in basso, indugio fra le sue cosce, non ho fretta di leccarla, lei impazzisce, mi vuole.
«Dai, leccami, ti voglio!»
Mi prende la testa e la schiaccia sulla sua vulva aperta e fradicia di umori. Arrotolo la lingua e comincio a scoparla dentro e fuori: va via di testa.
«Sì, bellissimo! Cosi, dai, sei Fantastica! VENGO! Ora!»
Trema in maniera devastante. Si rigira e, in qualche modo, m’infila tre dita dentro la figa ricolma di umori. Mi pompa con impeto travolgente, godo! Sfinite e con il respiro corto, ci distendiamo a riprendere fiato.
«Andiamo a farci una doccia.»
Poco dopo siamo insieme sotto la doccia, lei m’insapona tutta, mi bacia: è una furia scatenata e, alla fine, con le bocche incollate e due dita piantate dentro, raggiungiamo l’ennesimo orgasmo. Il mattino dopo, mi sveglia con un dolcissimo bacio, ci accarezziamo un poco, poi andiamo al negozio. Per tutto il giorno siamo impegnate con i clienti che sbarcano in continuazione dai traghetti; gli affari vanno bene, ci troviamo in perfetta sintonia noi due. Solo verso mezzogiorno, vediamo tornare Bruno e lo zio, ci fanno un saluto, ci dicono che la pesca è stata buona e vanno a dormire. Durante l’ora di pranzo, abbiamo un momento di tregua.
«Che tipo era mia zia?»
Lei mi guarda con un sorriso allusivo, morde il panino, poi mi risponde:
«Una gran brava persona.»
La guardo, rido.
«Non fare la finta tonta, hai capito benissimo cosa intendevo con quella domanda.»
Lei abbassa lo sguardo, conosco la risposta, ho visto le foto, ma voglio il suo parere.
«Rosa era la persona più dolce del mondo; è stata lei a insegnarmi a godere fra le braccia di una donna. Sai, con gli uomini godi, ma nulla è più dolce di una leccata fra donne; ecco, lei era così. Ti faceva impazzire, aveva un suo modo particolare di leccarti che tu me lo ricordi molto: quando arrotoli la lingua e la spingi dentro, era una cosa che lei faceva sempre; ma sei sicura che non ti ha mai fatto provare niente? E poi dimmi: come mai una bella ragazza come te è finita qui? Cosa ti è successo per ridurti così? Un dispiacere? Un problema serio? Cosa?»
La guardo, bevo un sorso d’acqua, e le rispondo.
«Sono andate storte un po’ di cose.»
Taglio corto, ma lei mi si avvicina e mi guarda negli occhi in attesa.
«Chi ti ha ridotto così? Con che razza di bastardo ti sei impelagata per ridurti in questo stato? Non credi che, dopo ieri sera con me, ti puoi confidare?»
La guardo, il rospo che mi porto dentro è grosso, ma devo decidermi a sputarlo fuori.
«Non vado molto d’accordo con la mia famiglia; mi son sempre sentita trascurata, fuori posto, quasi un’intrusa. Con mia madre non avevo dialogo, i miei fratelli sempre impegnati, l’unico che mi dava un po’ d’attenzione era mio padre. A quasi diciassette anni, scambiai le sue attenzioni per amore, ne ero innamorata a tal punto che ero decisa a tutto per averlo, feci di tutto per sedurlo, mi facevo vedere sempre mezza nuda, lo baciavo, mi stringevo a lui, ma lui mi resisteva, seppur con un certo imbarazzo, davanti alle mie palesi intenzioni. Un giorno lo chiamai in camera mia e mi feci trovare nuda, a cosce aperte, distesa sul letto e mi toccavo con la mano; lui entrò, gli dissi: "Prendimi, sono tua, scopami, ti voglio!"
Lui rimase per un attimo immobile a guardarmi; vedevo i suoi occhi pieni di desiderio, poi, scosse il capo e mi disse: "No, sei mia figlia, rivestiti!"
Ci restai malissimo. ero stata rifiutata da mio padre! La presi molto male, ma il peggio fu che tutta la scena era stata vista da Luca, mio fratello maggiore. Uscito papà , entrò in camera mia, ero ancora nuda, e mi disse che, se non avessi fatto tutto quello che voleva lui, avrebbe raccontato tutto alla mamma. Ho accettato e, subito, mi ha piantato il cazzo in gola: "Succhia tutto e bevi fino all’ultima goccia!" Ho preso a leccarglielo, ma lui mi piantava tutto il suo cazzo in bocca e, ti assicuro, che sta ben messo; quando è venuto, credevo di affogare da quanta sborra mi ha schizzato in gola. Da quel momento, sono diventata la sua schiava, da amante di mio padre a puttana di mio fratello. Per prima cosa mi ha fatto visitare da un suo amico ginecologo, che mi ha prescritto la pillola, ovviamente, per pagar la visita, gli ho dovuto fare un bocchino, poi mi ha sverginato, sia davanti che dietro. Mi ha scopato con impeto, quasi in maniera brutale. Quando mi ha inculato, ho sentito un dolore atroce ed avrei voluto che smettesse, ma lui non ha sentito ragioni: mi ha infilato il suo cazzo tutto dentro in un colpo solo, tremendo! Lentamente mi son abituata al suo modo di scoparmi. Tutta questa intimità non è sfuggita a Marco, l’altro fratello, che ci ha sorpreso una sera mentre lui m’inculava con forza. Ha minacciato di raccontare tutto a mamma ed a Flavia, moglie di mio fratello che nel frattempo si era sposato, se non avesse avuto anche lui la sua parte. Così, da un cazzo da soddisfare, sono diventati due e, ti assicuro, che anche l’altro, quando ti penetra, lo senti. Per un po’ è stato anche bello, venivo fottuta in continuazione, anche in doppia, ma una sera mamma ci ha quasi scoperti. Non ha avuto la certezza, ma il sospetto sì: mi ha detto di star alla larga dai miei fratelli, avendo delle mogli molto gelose.
«Se ti piace far la puttana, vai fuori a trovar chi ti sbatte.»
Così, non sussistendo più la minaccia di un casino, ho cominciato a trovare altri che mi sbattevano, sempre di più, sempre più numerosi, fino a stordirmi, ma, alla fine, neanche questo mi bastava più, allora ho cominciato a bere: sesso e alcool, fino al punto che ho quasi rischiato di morire. Mi ha salvato il fatto che mio zio mi ha portato via da quel contesto. Forse cambierò vita.»
Lei mi guarda e mi bacia sulla bocca, in maniera dolcissima.
«Mi dispiace di quello che ti è capitato, ma son sicura che se ne parli con tuo zio, lui ne sarà felice: ti vuole molto bene.»
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