lo zio Franco. seconda parte.
Torniamo al lavoro e, solo verso sera, il flusso dei clienti termina: è stata una proficua giornata, abbiamo fatto un bell’incasso. Poi arriva Bruno, ci dice che lo zio ci aspetta a casa, che sta già cucinando il pesce per tutti. Lisa protesta che vorrebbe andare a casa per farsi una doccia, io la guardo, le sorrido.
«Anche a me fa piacere farmi una doccia, dai, vieni che la fai da noi.»
Pochi minuti e siamo a casa. Lo zio sta cucinando del pesce sulla griglia.
«Avete cinque minuti per la doccia.»
Entriamo insieme nella doccia. L’insapono, lei lo fa a me, sento indurirsi i miei capezzoli, mi sto eccitando, la prendo da dietro, l’accarezzo, scendo in basso, l’accarezzo fra le cosce, geme.
«No, fermati, ho in mente una certa idea e, se tu mi assecondi, ti garantisco che questa sera una dose massiccia di piacere non ce la toglie nessuno: dai, non perdiamo tempo.»
Usciamo senza nemmeno asciugarci, lei estrae da una piccola busta due copri costume, due veli di cipolla, assolutamente trasparenti.
«Indossalo!»
Lo guardo, l’annodo al fianco, è come esser nuda. Con i seni al vento, usciamo sul giardino; i maschi, al nostro arrivo, si danno un’occhiata d’intesa e si tolgono la maglietta con la scusa del caldo; i loro pantaloncini cominciano a gonfiarsi, davanti. Mangiamo, durante la cena lei spesso prende del pesce con le mani e lo infila nella mia bocca, poi aspetta che le succhi le dita. La cosa eccita sia me che loro, vedo le loro patte dei pantaloni belle gonfie. Improvvisamente Lisa rientra in casa e ne esce, poco dopo, con un disco di vinile tra le mani e lo sostituisce a quello che il giradischi dello zio faceva suonando. Dopo un momento di silenzio, riconosco, dalle prime note, la splendida musica del sax di Fausto Papetti; lei invita lo zio a ballare a piedi nudi sul prato del giardino. Più che ballare, il loro è uno strusciarsi di corpi; resto ammirata dalla bellezza dei loro movimenti, quando improvvisamente, da dietro, Bruno mi cinge i fianchi. Sento aderire il suo bozzo in mezzo al solco delle natiche, mi sto sciogliendo fra le gambe. Lui appoggia la sua bocca sulla mia spalla e anche noi non ‘balliamo’, ma ci stiamo eccitando e siamo tanto presi dal gioco che quando finisce la musica, nemmeno ce ne rendiamo conto. Per alcuni secondi, restiamo abbracciati, poi, quando la musica riprende con un nuovo brano, Lisa si stacca dallo zio, mi afferra e s’incolla al mio corpo. La sua gamba destra è in mezzo alle mie cosce, da cui stanno colando i miei umori; sento l’osso del suo bacino spingere contro il mio pube, ho quasi un orgasmo, i suoi seni schiacciano con forza i miei capezzoli che son talmente duri da sembrar di voler bucare la stoffa. Con un gesto rapido, scioglie il nodo che teneva il copricostume e, in un attimo, siamo nude, subito imitate dai maschi. Ballando mi sposta di due passi di lato, vicino a un lettino di legno di quelli che si usano per prendere il sole, si siede e infila la sua testa fra le mie gambe, solleva la mia coscia destra sopra di lei e incomincia a leccarmi. Immediatamente sono preda di un orgasmo travolgente. Sconvolta dal piacere, non riesco a reggermi e, prontamente, lo zio afferra le mie braccia e mi sorregge. Mi inclino in avanti e mi ritrovo il suo arnese perfettamente in tiro lì, a due dita dalla mia bocca, esito solo un momento, poi lo prendo fra le labbra.
«Hmhmmhmmm…che labbra! La tua bocca è così calda che sembra un vulcano!»
Lo sento gemere e questo mi eccita di più. Improvvisamente due mani forti mi afferrano per i fianchi, mi dilatano le chiappe ed una calda lingua s’insinua nel solco: è Bruno, che entra in gioco. Lisa si sposta e gli prende il cazzo in bocca, mentre lui mi lubrifica il culo.
«È pronta!»
Poi si distende sul lettino. Il suo cazzo svetta duro e potente, mi fanno divaricare le gambe e, lentamente, avverto che penetra in me. Sento aderire le mie chiappe al suo addome: ce l’ho tutto nel culo! Mi solleva le gambe, mi divarica, sono aperta; vedo lo zio inginocchiarsi davanti a me: è chiaro, ora mi becco una doppia! Appena sento la cappella appoggiarsi sul mio clito, un flash illumina la scena, mi giro, vedo Lisa che scatta delle foto con una digitale; ritorno a guardare lo zio, mi sorride e lo sento entrare: è tanto delicato nel penetrarmi. Bruno si ferma, lo agevola, spinge in alto il mio corpo, lui entra. Mi dilata la vagina, sento scorrere quel palo dentro di me, fino in fondo, l’altro mi deflora il culo, io apro la bocca ed emetto un grido incontrollato. Abbandono il mio corpo al piacere. Loro, restano piantati dentro di me, immobili, per un tempo che a me sembra eterno, mentre le contrazioni del mio corpo mi provocano il primo orgasmo e lo urlo tutto, senza vergogna. Mi pompano con un sincronismo perfetto, Lisa scatta foto a raffica, sembra che da sempre lo facciano; sono sconvolta da brividi d’intenso piacere, li incito. Godo.
«Sì, così, più forte! Scopatemi più forte!»
Non si lasciano pregare, mi pompano con impeto, mentre Lisa alterna uno scatto ad un massaggio al mio clito, che mi fa sbroccare. Mi succhia un seno, lo morde, mi fa male, ma godo di quel piacere/dolore, impazzisco, urlo l'arrivo dell’ennesimo orgasmo.
Il mio urlo serve a far aumentare il ritmo dell'amplesso, sento il cazzo gonfiarsi, esplodere dentro di me. Sento chiaramente i getti caldi di sborra riempirmi l’utero e questo mi fa godere di nuovo. Lo zio rimane alcuni istanti fermo e ben piantato dentro di me, Lisa ha immortalato la mia espressione in preda all’ennesimo orgasmo ed il viso di lui nel godere, poi lo fa ritirare da me e passa la digitale a lui; s’inginocchia, glielo prende in bocca e succhia con avidità. Appena lo toglie, avverto un senso di vuoto davanti: un alito d’aria fresca, entra nella voragine lasciata dal suo cazzo, ma non ho il tempo di reagire: Bruno mi gira e comincia a pomparmi il culo, sfrenato. Mi sfonda meravigliosamente, anche lui è vicino al piacere e lo sento impazzire dentro di me; con un orgasmo tremendo, mi inonda il buco, urlando. Viene e mi riempie. Impazzisco e vengo per l’ennesima volta.
Non ricordo di aver mai goduto tanto. In genere i maschi mi farcivano i buchi appena erano pronti a godere, fregandosene del mio piacere; ora, invece, ho avuto due maschi che mi hanno fatto impazzire. Anche lui esce da me e sento il buco mostruosamente aperto. Mi sdraio sul lettino sfinita. Franco mi passa la digitale e scatto foto a Lisa che, ora, sta succhiando avidamente i due cazzi: è meravigliosa, li rivitalizza in breve tempo, poi è il suo turno di godere. Franco si stende sotto e le pianta il cazzo in culo, mentre Bruno le spacca la figa: gode, urla, e loro la pompano da matti, poi urla l’ennesimo orgasmo, essi sono pronti a godere dentro di lei, ma lei è di diverso avviso.
”No, non venitemi dentro! Vi voglio in bocca! Meravigliosi stalloni, sborratemi in bocca!"
Bruno è il primo, si sfila, si presenta alle sue labbra e le schizza tutto in bocca, imitato, poi, da Franco. Lei raccoglie e trattiene in bocca la crema di entrambi; ho capito cosa vuol fare, mi distendo sul lettino ed aspetto, mentre passo la digitale a Franco che, nel momento in cui lei mi fa colare in bocca la sborra dalla sua, ci mitraglia di foto. Concludiamo il gioco con un dolcissimo bacio, che viene interrotto dai due maschi, che ci offrono un calice di vino.
«Brindiamo a questo momento, all'incredibile lussuria di queste due troie fantastiche!»
Ridiamo di gusto. Franco mi abbraccia e bacia: mi sento benissimo, sono veramente felice. Più tardi loro se ne vanno, ed io e lo zio andiamo a letto, ma non ho sonno.
«Grazie, mi hai fatto un regalo bellissimo: ho rivisto tua madre in te questa sera e, credo, sia ora che tu sappia: è un segreto che porto dentro da tempo»
Mi dice, mentre mi abbraccia e bacia; sono sorpresa e lo guardo senza capire; lui si fa serio e continua:
«Un tempo avevamo in comune tante di queste serate; io e tuo padre avevamo conosciuto Bruno e Lisa qui sull’isola. Insieme passavamo momenti incredibili, poi cominciammo a pensare di metter al mondo dei figli; purtroppo tua zia era sterile e, dopo due gravidanze, tua madre voleva una femmina, ma tuo padre non voleva saperne. I tuoi genitori erano un po’ ai ferri corti e per questo lei venne sull’isola e chiese a me e tua zia di aiutarla nel suo intento; non disse a tuo padre di aver sospeso la pillola e, all’ennesima orgia, fui io a schizzarle dentro, lui non lo fece mai. Ne derivò un casino, che ebbe, come conseguenza, la fine delle nostre serate. Non venne più all’isola, poi ci fu la tragedia della zia; io tagliai i ponti con loro, mentre tua madre ti considerava il risultato di uno sbaglio che l’aveva allontanata da tuo padre. Il paradosso fu che lui, che non ti voleva, era il tuo migliore amico, anche se tu non te ne sei mai resa conto. Quando ti sei offerta a lui, ne ha sofferto tantissimo e mi ha telefonato piangendo.»
L’ho guardato stupita, mi son resa conto di tante cose e mi son sentita triste; ci siam messi a dormire, ma non riuscivo a chiudere occhio. Tante cose, tanti interrogativi senza risposta affollavano la mia mente e, solo all’alba, mi sono addormentata per poco tempo. Mi sono risvegliata intontita, frastornata e confusa, sono uscita in giardino, Franco parlava al telefono.
«Allora vi aspetto per sabato, dovete venire, ciao.»
Chiude la conversazione e dalla cucina esce Lisa con la colazione.
«Amore, come stai?»
Mi abbraccia, mi bacia, la guardo smarrita, mi versa del caffè. Lo bevo senza sentir nemmeno il sapore; lei mi prende per mano e dice:
«Prendi un telo da mare, scenderemo un po' giù al mare a far un bagno.»
Arrivati al mare, mi tuffo, l’acqua fresca mi risveglia, nuotiamo insieme, poi torniamo a riva e ci distendiamo accanto al riparo di un masso, nude.
«Mi ha chiamato questa mattina, informandomi che ti aveva detto la verità; ho pensato di doverti star vicina. Come ti senti ora?» La guardo smarrita.
«Sono confusa, mi sono spiegata tanti comportamenti di mia madre, dei miei fratelli e, quello più difficile da capire, è stato quello di mio padre o, dovrei dire, il marito di mamma?»
Mi guarda, mi bacia, mi stringe a sé.
«Quando cominciammo a giocare allo scambio, tua madre era la regina delle serate. Lei e Franco si scatenavano in maniera incredibile; la loro intesa e libidine non era seconda a nessuno. La fantasia nel creare sempre un gioco nuovo, la faceva sentir viva, tanto che una volta andarono in vacanza lei e Franco da soli, lasciando Rosa e Mario qui sull’isola. Credo che Mario, in fondo, fosse un po' geloso della loro intesa. Quando lei è rimasta incinta di te, non è stato palese se volesse avere un altro figlio o figlia, o volesse far diventare Franco padre, dal momento che Rosa era sterile, per questo è scoppiato il casino.»
La guardo, mi rendo conto che le cose ora cambieranno, voglio vivere una nuova vita con Franco, il mio vero padre, qui all’isola; non m'importa di tutto il resto, degli altri me ne voglio fregare, qui mi sento bene, protetta e amata e questo mi basta. Lisa mi abbraccia e bacia, sento le sue mani accarezzarmi, mi eccito, ma lei m’invita a tornare su in casa. Trovo lo zio già vestito.
«Andiamo: il traghetto sta entrando in porto, tornano Fabio e Pamela, se non ci affrettiamo, faremo tardi.»
Partiamo e, arrivati al molo, li vediamo sbarcare fra gli applausi di tutti i marinai del traghetto. Lo zio mi spiega che Fabio lavora su quelle navi. Fatte le presentazioni andiamo a casa di Lisa, Pamela mi prende un momento in disparte.
«Dunque, sei tu la nipotina di Franco o dovrei dir la figlia? Mi hanno raccontato che sei una vera furia a letto, non vedo l’ora di assaggiare le tue carezze e baci.»
La guardo, non c’è cattiveria nelle sue parole, lei mi fa l’occhietto d’intesa e ridiamo di gusto, mentre Lisa ci osserva divertita a sua volta. Nei due giorni successivi, lei è molto impegnata con i parenti, poi, una sera, siamo tutti e due invitati ad una grigliata a casa degli sposi: vogliono festeggiare il ritorno con gli amici. La festa è molto divertente, rido e mi sento al centro dell’attenzione di molti ragazzi: per me è una vera novità; sono ad una festa e nessuno mi prende per mano e mi porta dentro una stanza per scoparmi. Ad un certo punto della serata, vedo i ragazzi tutti intorno allo sposo, mi avvicino per capire e li sento discutere animatamente: è Fabio che si impone su tutti.
«Non sento ragioni! Oggi è la mia festa e ci deve esser anche lui: andiamo a prenderlo.»
Escono tutti, io guardo interrogativamente Lisa, che mi si avvicina e mi spiega che Simone, la persona assente, oltre ad esser il cugino di Pamela, è anche il miglior amico di Fabio. Un giorno era tutto pronto per sposarsi con una bellissima ragazza tedesca, ma lei l’ha mollato sull’altare; lui l'aveva presa malissimo ed aveva cominciato a bere. Ora capita che sparisca per giorni per ubriacarsi; è un vero peccato perché è un ragazzo meraviglioso e si sta rovinando per quella stronza. Poco dopo li vediamo tornare, facendo un casino enorme, insieme a loro c’è Simone: resto basita; è il ragazzo dell’altra coppia che scopava con loro, quindi Lisa si era fatta sbattere dal marito, figlio, amico e nipote della nuora, mentre dalla nuora si faceva leccare: hai capito quante tresche custodiva quest’isola? Mi colpisce la bellezza del giovane, nonostante sia un po' trasandato, ha un suo fascino, ma tutti lo trattano come un povero diavolo; sento di dover fare qualcosa per scuoterlo: in fondo, qui, mi hanno aiutato a trovare me stessa, perché non cercare di esser utile? lo avvicino, Pamela ci presenta, lui mi tratta subito come un'estranea non capendo quali possano esser le mie intenzioni, anzi, quasi mi offende e quindi passo all’attacco.
«Mi hanno detto che ti piace bere.»
Lo provoco, mentre nel salone scende un silenzio irreale. Tutti hanno sentito le mie parole. Lisa e Franco mi guardano con aria di rimprovero, gli altri stanno con gli occhi bassi.
«Anche a me piace farmi un bicchierino; che ne dici di fare una scommessa? Chi perde, dovrà esaudire un desiderio del vincitore, qualunque esso sia.»
Lui mi guarda stupito, un po’ indispettito dal mio atteggiamento strafottente.
«Sei sicura? Qualunque cosa? Mi sembra troppo facile. Naturalmente la scommessa si paga dopo la sbronza.»
Annuisco e confermo. Mi guarda divertito, tutti sono sbigottiti; lui ci pensa un po' su ed accetta. Stabiliamo la misura dei bicchieri, media grandezza, poi si comincia: uno io, uno lui, Pamela è incaricata di tenere il conto. Non è, per vero, la prima volta che faccio questo gioco, anzi mi considero una veterana. Loro non lo sanno e nemmeno lui, quindi, spero di vincere; ho una certa idea per la testa. Al quindicesimo bicchiere, noto una certa difficoltà in lui e, dopo altri tre, crolla; non è che io stia meglio, mi alzo malferma sulle gambe e reclamo la mia vincita.
«Accertato che ho vinto io, da questo momento tu, per la durata di un anno, non dovrai più bere nemmeno una goccia d’alcool, solo una birra al giorno e nient'altro.»
Lui si scuote, mi guarda, cerca di obbiettare, ma, a questo punto, tutti hanno capito ed approvato il mio scopo, quindi lo invitano a rispettare il patto, ma lui se ne va furioso. L’indomani mattina, lo vedo comparire a casa, mi porta una cassetta di pesci che ha ordinato lo zio; mi guarda, sono in costume:
«Non so come, ma penso che tu abbia barato.»
Mi dice, sostenendo il mio sguardo.
«Andiamo a fare un bagno?»
Gli propongo e, senza aspettare la sua risposta, lo prendo per mano e scendiamo al mare. Mi tuffo e nuoto, lui mi segue. Poco dopo lo ritrovo di lato.
«Dove hai imparato a nuotare? Fai un casino pazzesco e sprechi energie.»
Mi dice, facendomi fermare. Mi spiega come fare: effettivamente mi muovevo troppo, mentre lui increspava appena l’acqua. Bastano pochi consigli e già mi rendo conto di esser migliorata, torniamo verso lo scoglio e usciamo dall’acqua. Mi distendo al sole, lui mi si affianca.
«Dove hai imparato a bere in quel modo? Ne ho viste poche di donne capaci di regger tanto.»
Mi dice con voce calma.
«Credo che sia come il nuoto: tu sei un pesce, io un casino. Nel bere basta sapere quando fermarsi, purtroppo io, il mio limite, l’ho cercato tanto e mai trovato.»
Gli rispondo, fissandolo negli occhi.
«Franco mi ha raccontato che ti sei messa nei casini e che sei venuta qui per ritrovare la tua serenità; era giusto che facessi questo: sei anche tu figlia dell’isola; chi viene concepito o nasce qui, ne sente l’appartenenza per tutta la vita. Io non potrei vivere in nessun altro posto al mondo.»
«Per questo che la tedesca ti ha mollato?»
Gli chiedo con un tono calmo. Lui incassa il colpo, mi guarda e si avvia verso la scala. Capisco di aver esagerato, allora lo afferro e lo bacio di colpo. Per un momento, resta immobile, stupito dal mio gesto, poi corrisponde con ardore e mi stringe a sé. Mi abbraccia forte, sento il suo sesso crescere e premere contro la mia pancia. Restiamo un momento incollati, immobili.
«Non cercar di barare anche questa volta, se vuoi che io rispetti quanto ti ho promesso ieri sera, dovrai controllarmi da vicino, se invece vuoi solo scopare hai sbagliato persona.»
Mi dice con tono duro, fissandomi in volto.
«Avevo solo il desiderio di baciarti: se voglio che qualcuno mi scopi, lo trovo quando ne ho bisogno, senza problemi, ma tu, sei sicuro che non toccherai più dell’alcool? E poi, chi ti dice che abbia voglia di scopare con te?»
Gli rispondo ancora più dura. Abbassa il capo e sale le scale, io lo rincorro e lo attacco.
«Allora è vero quello che dicono di te? Sai solo fuggire? Ma che razza di uomo sei? Reagisci! Sei un bel ragazzo e ti butti via per una puttana di tedesca, che ti ha solo scopato? Non è stata capace di capire che tu, da qui, non te ne saresti mai andato; e tu, ancora ci muori per lei? Cazzo! Ma tutte le altre, trovano dei maschi cosi devoti?»
Gli urlo e scoppio a piangere come una scema. Si ferma, si avvicina, mi prende per mano e saliamo.
«Ti va di restare a pranzo? Potresti insegnarmi a cucinare il pesce, tanto ho deciso che da qui, non me ne vado più, quindi, tanto vale, che impari a cucinarlo bene, se voglio trovarmi un compagno.»
Mi guarda, cercando di capire cosa voglio veramente.
«Dite tutte così, poi, un giorno, l’isola vi sta stretta e via, incuranti di chi resta con il cuore spezzato.»
Mi dice, con estrema tristezza. Torniamo in casa, lui mi spiega come si pulisce il pesce; è bravissimo, non ci punzecchiamo più, sembra come se, fra noi, fosse calata una tregua. Cuciniamo e lui mi spiega tante cose; mi rendo conto che ho davanti a me un ragazzo meraviglioso, dolce, simpatico e ironico, lo scoperei volentieri, ma ora mi accontento di averlo solo provocato.
«Questa notte ci sarà luna piena: ti va di venire con me a pescare con il palamito?»
Mi chiede con dolcezza. Accetto. La sera, dopo aver rivisto lo zio, ce ne andiamo via, io e lui da soli. Prende una piccola barca e ci addentriamo nel buio della notte. Superata la punta del capo, ci troviamo immersi nel buio più nero, quando, da dietro il monte dell’isola, sale una luna piena, enorme, bellissima. Ho un brivido, quasi di freddo, mi avvicino a lui, mi appoggio al suo petto ed osservo lo spettacolo della natura in silenzio, rotto solo dal rumore del motore della barca che, improvvisamente, lui spegne. Scivoliamo sul mare, lui distende un lungo filo pieno di ami con esca, io lo osservo. È perfetto, sia nei gesti che nel muoversi, sembra una sola cosa con la barca, il mare ed il silenzio. Finito si avvicina a me, mi stringe, mi bacia, lo desidero, lo voglio.
«Ti avverto che potrei innamorarmi di te: dimmi che non fai questo per vendicarti dell’altra.»
Gli chiedo con un filo di voce. Mi bacia ancora, sento la sua bocca scendere sul mio collo.
«Ieri sera ero furioso con te: ti avevo inquadrato come una della terra ferma venuta qui a far la solita annoiata, che vuole divertirsi un po'. Poi, questa mattina, ho costretto Franco a raccontarmi tutta la tua storia, o quasi, ed ho appreso che anche tu, come me, sei un naufrago, alla deriva della vita. Ho ripensato a ieri e ho sentito il desiderio di rivederti. Quando mi hai baciato, per un momento ero convinto di esser ancora sbronzo, poi ho capito. Non ti sarà facile con me; ho fatto un bel po’ di casini, ma vorrei provarci, ti chiedo solo di non piantarmi in asso: quando ti accorgi che non va, dimmelo.»
Mi dice con un tono di voce quasi a supplicarmi. Lo bacio, lo stringo.
«Ho paura! Ho tantissima paura di non esser all’altezza di tutto questo. Ho fatto tantissimi casini e non ne sono ancora fuori. Mi son ridotta uno straccio fra alcool e sesso, quindi, pensaci, potresti non fare un buon affare; io di cazzi ne ho presi tanti, ma, se ci stai, io voglio provarci.»
Mi bacia, sento forte il desiderio di lui, lo spoglio rapidamente e lui fa la stessa cosa con me; mi succhia i seni, mi morde, impazzisco, lo cerco, lo tocco, accarezzo ogni millimetro del suo corpo, la luna immensa illumina il nostro selvaggio amplesso, sento il suo durissimo randello farsi strada dentro di me, godo e urlo come una lupa alla luna. Lo desidero, lo voglio con tutta me stessa. Lui non si fa desiderare. Mi penetra con incredibile lentezza, quasi a voler far in modo di farmi assaporare ogni centimetro del suo meraviglioso palo. Urlo e vengo quando batte in fondo all’utero. Mi pompa con maestria, mi lima, mi porta verso il piacere che scuote il mio corpo, fin dentro ogni singola cellula, poi esplode in me con un orgasmo ed un urlo che sembra quello di un leone che tiene a ribadire alla savana che sta godendo con la sua femmina. Sfiniti, scivoliamo in mare. Il fresco del mare, rivitalizza i nostri sensi, risaliamo in barca ed io lo prendo in bocca, lo voglio, desidero farlo urlare di nuovo. Lui mi asseconda, gode del piacere delle mie labbra, io mi giro e lo invito a prendermi da dietro, lui mi osserva per un attimo, poi entra deciso dentro di me, fino in fondo. Urlo di nuovo, godo e lo incito. Mi pompa con furore, godo e godo, senza tregua, poi, quando anche lui sta per venire, lo avverto mentre si gonfia dentro di me. Lo fermo, lo faccio sfilare da davanti e me lo punto direttamente al mio fiore anale, già rilassato e pronto.
«Inculami! Dai... spaccami anche questo buco! Sono la tua cagna, vacca, la tua femmina da monta! Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta!»
Non esita. Mi spinge il suo durissimo palo direttamente tutto dentro. Mi serra le mani ai fianchi e mi pompa con dei colpi devastanti, che mi fanno impazzire di piacere. Godo, urlo e lo incito a venire. Mi sfonda con altri colpi furiosi, poi esplode dentro di me. Mi sento inondare l’intestino del suo caldo liquido, che sembra sgorgare senza fine, poi, sfiniti, ci distendiamo abbracciati.
«Accidenti! Ma da quanto, non godevi? Mi hai inusitatamente inondato l'intero corpo di meravigliosa sborra!»
Gli dico con un filo di voce. Mi sorride, mi stringe a sé e poi mi guarda dritto negli occhi.
«Ti prego, non barare con me. Se ti volevi fare solo una scopata, dimmelo! Non sopporterei un nuovo fallimento. Credo di potermi innamorare di te ed ho una maledetta paura.»
Ci stingiamo, sentendo dentro di noi la necessità di scambiarci fiducia. Parliamo molto e anche questa per me è una grande novità; poi all’alba, tirata su la lenza, torniamo con un ricco bottino, ma la cosa che appare subito a tutti, è che noi due stiamo diventando inseparabili. Il sabato, nel pomeriggio, vedo arrivare a casa dello zio, Mario con mamma. Hanno entrambi l’aria da cani bastonati, non mi spiego il motivo. Ma poi è lo stesso zio Franco che a cena, alza un calice di vino, e propone un brindisi, rivolgendo lo sguardo a me e Simone, immancabilmente seduto al mio fianco:
«Brindo a lei che, finalmente, posso chiamare figlia, senza doverlo più nascondere e vorrei che voi vi chiariste, tanto, da quello che ho capito, dubito che lei se ne andrà via dall'isola.»
Tutti mi guardano ed alzano il calice; poi mamma si avvicina e mi abbraccia, chiedendomi scusa per tutto quello che mi ha negato. Lisa mette della musica, invita mamma a ballare e noi le osserviamo, mentre, dolcemente, mamma si lascia andare e ci scappa un fervido bacio. Un lungo applauso è da stimolo per tutti; in breve ci abbracciamo e balliamo insieme. Mario mi stringe a sé e mi sussurra:
«Piccola mia, mi dispiace di averti rifiutato quel giorno. Sapessi quante notti ci ho pianto e desiderato quel tuo corpo, ma mi sentivo in colpa e non potevo farlo.»
Lo guardo, mi giro verso Simone che mi osserva, lo vedo sorridere e farmi un gesto d’assenso con il capo; allora mi abbasso, apro i pantaloni di Mario, gli tiro fuori il cazzo e lo prendo in bocca. Si scatena una vera orgia. Dopo aver succhiato il suo cazzo e averlo fatto subito godere, mi tengo un po' in disparte, abbracciata a Simone, ed osservo mamma e Lisa che si danno reciproco piacere, mentre gli altri maschi si alternano dentro i loro buchi, riempiendoli del loro piacere.
Da quella sera son passati anni, mi son sposata con Simone ed abbiamo tre figli: due maschi ed una femmina, che oggi ha diciotto anni. La guardo, mentre, seduta sul cazzo del padre, si succhia il cazzo del fratello maggiore. Che dire? Buon sangue non mente...