"L'occhio vuole la sua parte", e poi?

Questa è anche la storia della mia prima volta in auto.

Spero sia anche l'ultima, perchè se anche è vero che mi è piaciuto, lo spazio ristretto e i movimenti non facili non sono di mio gusto. Per una bella esperienza io chiedo spazio, e neanche più di tanto: dopotutto un letto matrimoniale è più spazioso di qualsiasi auto . . .  rifletteteci. Poi, vabbè, a caval donato non si guarda in bocca.

 

Comunque, eravamo a fine estate, io e due miei amici uscivamo per fare serata. (Uso nomi di fantasia)

Dante era un “gran figo”, piaceva alle ragazze e francamente era una spina nel fianco quando si trattava di fare nuove conoscenze, perchè attirava l'attenzione su di sè. Fortunatamente in quel periodo era impegnato (eh eh eh). L'altro mio amico, Franco, era single come me, e aveva invitato ad uscire due ragazze con cui faceva un corso facoltatito in università.

 

Ci siamo incontrati fuori da un locale, con annessa discoteca, e subito sono stato folgorato da una delle due ragazze. (di nuovo, nomi di fantasia)

Angela, fisico atletico, bella, mora . . . insomma uno schianto di ragazza. Lì, insieme a noi, sembrava si fosse persa. A quel punto, pronto oppure no, avevo già deciso di provarci. Immaginavo anche il motivo per cui Franco le avesse invitate ad uscire, e che anche lui puntasse a lei.

L'altra ragazza, Giulia, non era nulla di che, forse appena appena sovrappeso (ma proprio a voler cercare il pelo nell'uovo). Aveva un grosso neo a sinistra del naso, abbastanza appariscente: il tipo di coa che va bene su un'anziana di 80 anni, non su una persona giovane.

 

Dunque, entriamo nel locale, che si stava lentamente riempiendo. Ordiniamo da bere e ci sediamo ad un tavolo. Partito in quarta con l'idea di sedermi vicino ad Angela, sono invece finito vicino a Giulia e Dante, e di fronte a me, compiaciuto, Franco sedeva accanto ad Angela.

 

Una tragedia.

 

La serata comincia bene, si chiacchiera, ci si conosce, si ride un po'. Ma come passa il tempo, più Angela mi risulta distante e leggermente antipatica. Ha passato metà del tempo a guardarsi le unghie o il telefono, quasi che fosse annoiata. Invece, paradossalmente, Giulia era tutto il contrario, parlava e rideva, era scopiettante e partecipativa. Anche a ballare era decisamente a suo agio e più disinibita.

Però io ero ancora mezzo preso dall'idea di provarci con Angela, e la notte si è conclusa in un nulla di fatto.

Sì, perchè in fondo, se è vero che farsi una nuova amica non è mai un male, è altrettanto vero che io cercavo altro, e non l'ho trovato.

 

Nei giorni successivi, dopo una lezione, scambiando due parole con Dante che doveva cambiare aula, scopro una cosa interessante. Franco, che sembrava aver chiuso la serata con più successo di me (aveva avuto il numero di Angela . . . PS, io in realtà, manco sapevo il suo cognome), aveva avuto la fortuna di conoscere il fidanzato di Angela, il giorno prima. Finita una lezione, stava chiacchierando con Angela, quando il tipo è entrato, si sono salutati, e poi baciati di fronte a lui . . . sconvolto.

 

Ho subito goduto della notizia, lo ammetto.

 

E così, tra il deluso e il sollevato, arrivò il weekend successivo. Di nuovo, uscimmo con lo stesso gruppo di 5. Dante, tutto sommato tranquillo; Franco teneva il broncio e avrebbe preferito essere altrove; io volevo solo una serata tranquilla, senza nessuna aspettativa.

 

Invece, la serata parte in quarta già nel momento in cui Dante passa a prenderci in auto. Sì, perchè il genio si porta la ragazza e un altro suo amico. Siamo in troppi per una sola auto e, scherzo del destino e mi ritrovo da solo in auto di Giulia. Non avevo in mente di fare nulla, e di certo non di provarci, ma in fondo era una persona simpatica e con cui mi sentivo a mio agio.

 

Così parliamo, arriviamo insieme al bar, ci uniamo agli altri e via. Tutta la serata così: come due amici che già si conoscone, 4 chiacchiere, un paio di drink, risate, un paio di entrate in pista perchè “questa canzone mi piace”.

 

Verso le 2 o le 2.30 il locale ormai si stava già svuotando, così ci tiriamo insieme, ci salutiamo e io e Giulia ci avviamo alla sua auto. Scherzando, le chiedo se è il caso che guidi, visto che sembra un tantino fuori di testa. Lei ride, apre l'auto con il telecomando. poi si tocca il naso con un dito e comincia a camminare sulla linea del parcheggio.

Lei ride, io rido, e da cavaliere ancora senza strane intenzioni, le apro la portiera del guidatore, e con un leggero inchino la invito ad entrare. Lei si avvicina, fa per sedersi al posto di guida, poi si volta, mi tira il braccio e mi da una testata.

 

Sì signori, una testata.

 

Perchè le cose non vanno sempre come nei film, dove due che stavano facendo altro, dopo un movimento rapido si baciano con precisione millimetrica sulle labbra. A volte, nella foga, succede ben altro.

E io beccato la sua fronte sul mento.

 

Si ride, si impreca scherzosamente, lei si accascia sul sedile massaggiandosi la fronte. Mi avvicino, le chiedo come sta.

Un veloce sguardo, e ci baciamo.

Non un bacio romantico, ma focoso. E' chiaro dalla foga che l'obiettivo è un altro.

Baci, baci e ancora baci. Una morsicata leggera sull'orecchio.

 

Si sposta sul sedile del passeggero, si slaccia la cintura e apre la zip dei jeans. Io metto la testa fuori dall'auto e mi guardo in giro: non c'è anima viva, gli altri sono andati via. Mi sfilo la camicia per metà, l'altra metà viene via alla hulk come 3 bottoni finiscono sull'asfalto.

Rientro in auto.

 

Ha ancora i jeans addosso, anche se slacciati. Si sta levando le scarpe. La camicetta di seta è già sparita. Davanti a me, un reggiseno color carne, coppa c oserei dire. Un piccolo neo sulla tetta destra. Spettacolo.

Già comincio a sentir tirare i pantaloncini.

 

Poco dopo è sopra di me sul sedile del guidatore. Mutandine nere che sfregano il mio pacco facendomi venire i brividi. Baci sul collo, le mie mani che le scorrono sulla schiena e trovano il ferretto: Via!

Le sue tette mi appaiono davanti agli occhi, capezzoli rosa non de tutto turgidi, ma chissenefrega. Ne assalto uno, tra baci e leccatine, e un paio di succhiate. I miei denti la fanno gemere di dolore (errore da principiante).

La sua mano si posa sul mio ombelico, e scende giù fino a che non trova "qualcosa". Le mie mani sono dappertuto, le palpo il seno e poi la mia mano destra infine scende giù.

 

Non è ancora bagnata, ma umida sì. E non è rasata, ma a me non dispiace affatto.

 

Il sedile si lascia andare all'indietro, Giulia si sposta sui sedili dietro e mi si mette sopra al contrario. Sorride, vedo le sue tette che sfregano sul mio petto e giù. Ho la testa ta le sue gambe, i peli pubici che mi solleticano il naso: odore di donna allo stato puro. Le mie mani scattano sul suo bel culo, massaggiandolo, e tirandolo a me. Voglio leccarle la figa fino sciogliergliela come un ghiacciolo.

 

La sento ansimare? non sono sicuro, sono troppo preso. Sento i pantaloncini scivolar via insieme agli slip, una rapida brezza mi fa capire che ho l'uccello di fuori, libero!

Sento le sue dita che lo toccano e lo avvolgono, e poi, qualcosa di umido e caldo, mi scorre dalla base alla cappella, che ne viene avvolta.

Me lo prende in bocca e io mi sento soffocare. Smetto di leccarle il clitoride e prendo una boccata d'aria, prima di tornare in azione, mentre sento la sua bocca che sale e scende lungo il mio cazzo. Ogni tanto sento i suoi denti che mordono leggermente: una vendetta per il capezzolo di prima?

Su e giù, su e giù, sembra quasi soler provare a prenderlo tutto, ma non ci riesce. Non sono straordinariamente dotato, anzi, è tutto nella norma, ma non ce la fa.

 

Sembra che passino le ore, ma non sono neanche 5 minuti. Sento che sto per esploderle in bocca. La fermo, ho la faccia tutta bagnata. Lei si tira su e si siede: “perchè? se vuoi venire, vieni!”.

Non se ne parla, le chiedo di passarmi i pantaloni, e prendo il preservativo che sta sempre al sicuro nel portafoglio (just in case). Sono ancora duro come un palo, metto il gommino e le dico di girarsi. Lei sorride, e si volta offrendomi la magnifica visione del suo culo, con la schiena inarcata.

Non aspetto, non avverto, mi ci infilo e basta. Non ha la fica stretta, ma non è neanche chissà quanto spaziosa. Al primo affondo, geme di dolore (eppure, ribadisco, non sono un cavallo!): “piano, piano”, mi dice. E così, piano piano comincio a prenderla a pecorina. Con ogni movimento la sua vagina si fa più elastica, pulsante.

 

Ah, che gran posizione la pecorina . . . anche se il nome è piuttosto volgare, tanto quanto l'inglese “posizione del cane”, è un grand bel modo di scopare. Afferrare un bel sedere e spingere, spingere, potendo godere di una vista stupenda, dal culo fino alla schiena (eh sì, anche la schiena ha il suo fascino, non trovate?).

 

Una leggera sberla sulla chiappa sinistra e sento che sto di nuovo arrivando al culmine. Accelero e mi chino in avanti, aggrappandomi alle sue tette, stringendole come un naufrago al salvangente. Ansimiamo, lei geme e alla fine non resisto più: una spinta decisa e vengo nel gommino. Rallentiamo, le sposto i capelli e la bacio sul collo, mentre il mio cazzo pulsa ancora dentro di lei.

 

Lo tiro fuori e mi godo lo spettacolo di un preservativo gonfio. Poi mi tiro su, e sbatto la testa sul tetto dell'auto. Impreco e dò una gomitata al finestrino. Una di quelle in cui prendete il nervo e sentite le scosse nel braccio, vi è mai capitato?

In un baleno da così, a così. Vorrei piangere, invece ridiamo. Vorrei "sdebitarmi", se così si può dire, per cui mi offro di sditalinarla un po', leccandole il clitoride. Lei geme, geme, ma non credo che abbia avuto un vero orgasmo. Poco importa se le dice che le è piaciuto, il vero orgarsmo è qualcos'altro.

 

Ci sistemiamo, rivestiamo e partiamo, con lei che mi riaccompagna a casa (cosa forse poco onorevole per un uomo, ma nel 21esimo secolo, fanculo la misoginia e il paternalismo: dove sta scritto che guida sempre l'uomo?).

 

Abbiamo continuato ad uscire per un po', con altre avventure, ma non più in auto. Una volta in un bagno, ma è stata una cosa ultrarapida.

 

Morali della favola.

 

  1. 1) Un auto è meglio di niente, ma tanti posti sono meglio dell'auto, per farsi una bella scopata.

 

2) Noi uomini siamo perennemente attratti dalle belle donne: attrici, modelle, cantanti e via discorrendo. Valutiamo la bellezza fisica per come questa ci viene presentata nel suo ideale (ma sempre e solo fisico). Poi certo, ci sono gli uomini che sbavano dietro ogni bel culo o ad una appena accennata scollatura e ci sono quelli più composti che non ne sentono il bisogno (sono più vicino a questa categoria).

 

Comunque, l'attrazione parte quasi sempre da ciò che vediamo, e di conseguenza, puntiamo e approcciamo quelle ragazza/donne che il nostro occhio mette in risalto per bellezza fisica.

 

Eppure, la bellezza fisica, alla fine, quanto conta? 

Non conta niente tra le lenzuola. Contano l'esperienza, la voglia di fare e la sintonia con il partner.

Non conta nella vita reale, se non come trofeo da mostrare. Sono ben altre le cose importanti, anche con un bel corpo.

 

Pensate ad un uomo cieco: come viene attratto da una donna? dalla voce. Non può certo tastare una donna per carpirne le forme, no?

Semplice ed insieme entusiasmante. Pensateci un pochino anche voi, al tono di voce, agli accenti, alle espressioni che usa la donna che vi piace.

 

E' vero, l'occhio vuole sempre la sua parte. E noi siamo sempre attratti al primo colpo dai corpi più belli e dalle forme più accattivanti. Ma dovremmo chiederci: tutto il resto del nostro corpo, che cosa vuole? che cosa cerca?

 

Cosa cerca il nostro naso, quale odore gli piace, di più.

Cosa cercano le nostre orecchie, qual'è la voce che preferiamo ascoltare.

Cosa cerca il nostro cuore (quanto è forte la passione tra noi?), cosa cerca il nostro cervello e la nostra mente (abbiamo di che parlare?), cosa cerca la nostra bocca (sa cucinare bene?) . .. eccetera eccetera, fino pure ai nostri piedi.

No, niente feticismo dei piedi, mi riferisco ad altro. Siete mai usciti con una ragazza che rifiutava sempre i vostri inviti per fare una passeggiata in montagna? e che quando accettava era non solo una lagna costante, ma lenta e pure incline a non arrivare in cima, tanto da chiedervi tornare alla macchina a metà percorso?

Anche questo conta.

 

Cari uomini, fratelli di questa sponda, ma anche dell'altra. Il vostro sguardo vi tradirà sempre facendovi cercare sempre lo stesso tipo di obiettivi. abbiate la forza di credere che c'è ben altro nella vita, perchè la bellezza quella vera, quella che ha veramente valore per voi, la troverete in altro modo. E ce nè più di quanta ne rivelino i vostri occhi. Molta ma molta di più.

 

Bacioni!!